I detriti della Lalangue*

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Dire qualcosa dell’ultimo insegnamento d Lacan è molto complesso non tanto perché i concetti sono difficili, ma perché J.Lacan di pari passo con la sua elaborazione è sempre più stringente, sempre più vicino a quell’indicibile che c’è del reale e nei suoi ultimissimi testi questo è assolutamente percepibile. Ora per come per ognuno si produce questa difficoltà dipende da ognuno. Se è qualcuno che è in un certo tempo della propria analisi e dunque incomincia a cogliere non solo intellettualmente ma soprattutto attraverso l’esperienza analitica che cosa il reale per lui, che posto occupa il sapere nella sua vita, che posto occupa l’altro, cosa presuppone all’Altro o non presuppone ecc ecc. Si troverà in un posizione diversa da chi invece è in un altro tempo della propria elaborazione oppure da qualcun altro ancora che è nel tempo in cui il suo incontro con Lacan passa dalla lettura dei testi. Per questo è molto importante ricordare che la psicoanalisi non è una filosofia, è una pratica che produce degli effetti e si incontra con la filosofia su un terreno dove per vie diverse è in gioco un desiderio che si intreccia con il sapere.

Dunque leggere i testi di Lacan può prendere molte vie i cui due estremi possono essere, da un lato il desistere, rinunciare anche un po’ infastiditi perché non sono, a detta di molti, comprensibili, dall’altro tentare di comprendere il discorso aggrappandosi a fili di sapere che ci appartengono e tentare di riannodarli anche un po’ immaginariamente e c’è anche una terza via, lavorali insieme ad altri, interrogandoli collettivamente in un dispositivo che Lacan, all’interno della propria Scuola ha chiamato Cartello, il cui scopo non è tanto la comprensione, ma direi così, un attraversamento del testo insieme ad altri, che ha una struttura ben precisa 4 +1 cioè di 4 più 1 che si incontrano e lavorano intorno al sapere psicoanalitico.

Comunque, torniamo all’ultimo insegnamento di Lacan. per introdurre almeno uno dei concetti che sono presenti nel testo il Sintomo che trovate nella Psicoanalisi n. 2 .
Si tratta di una conferenza che fu tenuta da Lacan il 4 Ottobre del 1975 al Centro Raymond de Saussure durante un fine settimana di lavoro organizzato dalla Società Svizzera di psicoanalisi, il cui auditorio era composto da membri della Società e da invitati. In questo testo riprende alcuni concetti molto importanti del suo ultimo insegnamento. Scelgo di prendere un filo che riguarda il concetto di lalangue che Lacan introduce dal 1971 in poi, dunque nel suo ultimo tempo di insegnamento, tempo in cui concetti come parlessere e godimento sono centrali nel suo insegnamento. C’è un passaggio importante dal primo insegnamento di Lacan al suo ultimo, prima c’era il primato del simbolico e la riflessione teorica di Lacan era incentrata intorno alla questione dell’inconscio strutturato come un linguaggio e alla produzione del soggetto dell’inconscio, era una clinica orientata dal simbolico, una clinica del significante. Nel suo ultimo insegnamento parlerà di parlessere proprio per rendere conto del fatto che il linguaggio con i significanti che provengono dall’altro sin dalla nascita toccano il corpo, nel senso che il corpo diventa corpo proprio a partire dal fatto che è toccato dal linguaggio.Lacan in questa conferenza ci ricorda come il modo con cui è stato instillato un modo di parlare rispetto al figlio può portare il senso di come i genitori l’hanno accettato. Ci dice qualcosa di come c’è un segno del desiderio che si è scritto. Infatti dice instillato non percepito. Instillato, impregnato nel corpo. Il flusso di parole e di frasi che il bambino riceve senza capirne il senso, prima che sia capace di costruire una frase a partire dalle prime parole che riesce a dire prova che c’è “un colino che l’acqua del linguaggio attraversa lasciandovi qualcosa al passaggio, qualche detrito”
Questi detriti toccano il reale hanno un’assonanza sonora con ciò che si è ricevuto e come precisa Lacan “con cui si metterà a giocare e con cui bisognerà che faccia i conti”. Il modo con cui ogni individuo coglierà la particolarità della lalingua parlata produrrà, attraverso ogni sorta di intoppi, ogni sorta di modi di dire ciò che Lacan chiama in questa conferenza coniando un neologismo moterialisme (parola e materialismo) e “in questo termine risiede la presa dell’inconscio” e dunque come lalingua ricevuta abbia effetti e fa sì poi che ognuno trovi con il sintomo un sostentamento attraverso la costruzione di un senso.
Ma che cosa è dunque la lalangue?
Intanto possiamo dire che ciò che distingue lalangue dalle lingue, così come Lacan lo dice in Television, è che lalangue non ha significato, non punta al senso, non produce senso . lalangue a differenza della lingua non risponde a nessun significato convenzionale, così come invece succede per la lingua. lalangue non è riducibile al simbolico, è impregnata di godimento o meglio lalangue di quel soggetto lì produce degli effetti sul modo di godere di quel soggetto lì.
Inoltre si gioca un paradosso, Lalingua dice della parola univoca così come è stata ricevuta, i detriti che si trattengono e con cui bisogna fare i conti, come dicevamo prima, ma allo stesso tempo apre all’equivoco e infatti Lacan in questa conferenza non mancherà di farci degli esempi dove è una questione di assonanza fonetica – non distingue il senso della parola.

Nel 1972 nel Lo storditoL’etourdit che pronunciato alle orecchie suona anche come Les-tours-dits – i giri del dire – che sono quelli che Lacan fa proprio in questo testo per mostrare all’estremo il tratto unario, la differenza, l’oggetto del desiderio dell’analista che non si situa né nei detti né in ciò che l’analista ascolta. Non si situa neanche nel discorso dell’analista inteso come discorso che intrattengono analista e analizzante o di quello che si produce, ma che è attento, piuttosto, al dire dell’analizzante quando si esauriscono le associazioni, quando si è essiccata la significazione (immaginaria) e asciugato il senso (simbolico), lì il desiderio dell’analista punta al reale, con il taglio di senso nell’epifania del transfert e del suo sembiante. Ogni analista ma anche ogni analizzante può testimoniare del fatto che in analisi ci si lamenta del discorso dell’Altro parentale, di ciò che è stato detto, di ciò che simbolicamente è mancato, di ciò che ha ricevuto o non ricevuto. Lacan con il suo ultimo insegnamento non misconosce l’importanza degli effetti del discorso dell’Altro ma ricolloca il punto di impatto del peso del discorso dell’Altro al peso della lalangue che si produce a partire dall’ascolto dell’Altro. Il reale è l’indicibile ed è strettamente connesso con lalangue. Reale perché è fuori dalla catena significante e dunque fuori senso ed è enigmaticamente connesso al godimento.Il reale ha un’incidenza che si produce nel linguaggio e l’interpretazione si posa proprio sull’equivoco della lalangue. E’ questo un punto cruciale perché fa cogliere quel passaggio fondamentale dell’insegnamento dell’ultimo Lacan rispetto ad una clinica che prima era orientata dal simbolico e adesso è orientata dal reale.

*Il testo del reale- seminario di psicoanalisi – Manituana – Torino
L’ultimissimo insegnamento di Lacan
Intervento di Mary Nicotra- 29.03-2016