Il tratto unario e i giri della domanda

Nel seminario L’identificazione del 1961-1962 Lacan asciuga le identificazioni fino a far cogliere la specificità del tratto unario, operando una riduzione di tutte le forme di identificazione descritte da Freud nel capitolo 7 di Psicologia delle masse e analisi dell’Io . Lacan indica con tratto unario il si-gnificante nella sua forma elementare che dà conto dell’identificazione simbolica del soggetto. Il tratto unario è un’unità in quanto la sua iscrizione realizza una traccia, una marca. Dove si situa il tratto unario nella storia di un soggetto? Lacan lo situa nel tratto primordiale, nel primo tratto che fa marchio e produce memoria di qualcosa che si è perso, che sfugge. Si tratta della prima esperienza di soddisfa-zione, persa per sempre, di cui però resta un marchio. Questa prima esperienza di soddisfazione coin-cide con l’inizio del circuito della domanda all’Altro; il soggetto ripete e va cercando esperienze che producano quella soddisfazione. Questa prima soddisfazione non si può recuperare. Ecco dunque che si produce l’incessante ripetizione. Nessuna tacca, se pur ripetuta, potrà essere uguale all’altra, ma il soggetto ripete, ripete e insiste su quel punto. Nella fase dello sviluppo, l’incessante ripetizione dei bambini che chiedono agli adulti il perché di ogni cosa, è un esempio di ciò che Lacan ci mostra con i giri della domanda intorno alla figura topologica del Toro. Nessuna risposta soddisferà il bambino perché la sua richiesta si costituisce attorno a questo buco centrale. Freud aveva lasciato il desiderio fissato al fallo che soddisfa la madre, mentre Lacan mette in gioco un nuovo movimento.Con la figura topologica del Toro, Lacan cerca di dare conto di una psicoanalisi che non è immaginariamente fissata alla dimensione della profondità metaforicamente rappresentata dall’archeologia (scavare nel passato) , ma che è piuttosto rintracciabile come esperienza che rende conto della produzione del soggetto dell’inconscio nella figura topologica del Toro che contorna un interno e un esterno, un pieno e un vuoto. Lacan utilizza la figura topologica del Toro per rendere conto della costituzione del soggetto, proprio perché con i giri della domanda che il soggetto fa, intorno al bordo rotondo del Toro, simile a quello di un salvagente, si mette in rilievo con ogni giro (che esso sia intorno, da dentro a fuori, da fuori a dentro), che ogni giro della domanda chiama in causa la mancanza ad essere del soggetto. Alla fine del capitolo 14 Lacan farà riferimento alla fine dell’analisi. Ma come questi giri precipitano nella fine dell’analisi? Lacan precisa qui come il fine dell’analisi si definisce a partire da un’etica. La fine dell’analisi non è sorretta dalla verità né da una regola universale. Alla fine di un’analisi, nel cogliere echi di quel tratto unario che ha determinato un proprio modo singolare di costruzione dei propri con-torni intorno ad una domanda all’Altro che è impossibile da saturare, lì si crea l’equilibrio etico del fine analisi, poiché come Lacan suggerisce: «noi abbiamo a che fare con quello che, al termine dell’analisi, resta sospeso all’Altro. E’ per il fatto che la misura del desiderio inconscio al termine dell’analisi resta ancora implicata in questo luogo dell’Altro che noi come analisti incarniamo, e che Freud al termine della sua opera può segnare come irriducibile; il complesso di castrazione in quanto non assumibile da parte del soggetto»** .

Mary Nicotra

M.Nicotra (2022) Il tratto unario e i giri della domanda in Identificazioni, identità singolari a cura di Sergio Caretto, Psicoanalisi Lacaniana, Annali, Edizioni SEB 2022, Torino 

* SIGMUND FREUD, Psicologia della masse e analisi dell’Io (1921) in Opere  vo. 9 , Bollati Borighieri,, Torino,1977.

** JACQUES LACAN, .Il seminario IX, L’identificazione (1961-1962) p. 136,  inedito.

Lascia un commento